Da Mombercelli al Camparot

Due escursioni di ricognizione nel week end per studiare nuovi percorsi dedicati a #portalmunfra

Nella giornata di Venerdì i nostri passi si sono mossi verso Mombercelli, Agliano Terme e Montegrosso d’Asti. E’ stato così percorso un anello di 17.5 km con un dislivello attivo di 807 m.

Mombercelli è un comune del Monferrato Astigiano che
si adagia sulla dolce collina del Valtiglione a sud di Asti, in una zona famosa per i suoi vigneti, i noccioleti e che alimenta un importante produzione vinicola.

Si divide essenzialmente in 3 zone: Il Pontetto, la Piana e la piazza, ma il territorio collinare si allarga anche nelle case sparse di frazioni Costarossa, Roeto, Tocco, Variala, Bronzino, ecc. Il paese è collegato solo da strade provinciali, a ovest con l’adiacente Montegrosso d’Asti, a nord con i territori del Parco naturale di Rocchetta Tanaro, a sud si collega con Castelnuovo Calcea e più a sud-est con la più famosa cittadina di Nizza Monferrato. Il motto del paese, Hospes veniat, fugiat hostis (l’ospite venga, l’ostile fugga), propone benvenuto e accoglienza a chi sa apprezzare questo scorcio di collina.

Mombercelli nacque nel X secolo, molto probabilmente come borgo fortificato longobardo, insieme alle vicine terre di Malamorte (l’attuale Belveglio) e Vigliano d’Asti. Documenti più certi lo danno sicuramente nel 1125 come parte di un feudo Imperiale che comprendeva principalmente i territori di Rocca d’Arazzo, Rocchetta Tanaro, Vinchio, Castelnuovo Calcea, ecc. sotto il dominio diLoreto d’Asti, località presso l’attuale Costigliole d’Asti.

Sull’origine del suo nome si avanzano diverse ipotesi: mons bergerum, nome latino dato al rilievo collinare, il piemontese mont birchà, indicante le betulle del luogo, ma molto più probabilmente il longobardo mombirsàn, cioè luogo di caccia.

Nel 1160, i signori di Asti strinsero degli accordi col Marchesato del Monferrato per un’alleanza militare al fine di edificare una propria torre nel recinto fortificato di Mombercelli, al confine dei territori, cioè l’attuale castello, oggi in disuso[3].
In quel periodo vi furono scontri tra le famiglie guelfe e ghibelline, a più riprese, con saccheggi e delimitazioni dei territori astigiani in cui vennero coinvolte le casate del Marchesato di Manfredo di Lanerio – De Canelio (da cui deriva l’attuale Canelli), fino al marchesato di Finale e Cortemilia e Boverio, per concludersi alla cessione, intorno al 1305, del territorio mombercellese a tal Martino Alfieri, del ramo di casata omonima e tesoriere di corte di Amedeo V di Savoia come ricompensa dei suoi servigi.


Qualche decennio dopo, nel 1342, Mombercelli passò in possesso a Galeazzo II Visconti, già co-signore di Milano; il borgo restò sotto il Ducato di Milano per quasi quattro secoli, sino all’inizio del Settecento. In questo periodo Mombercelli fu affidata alla casata milanese dei Maggiolini e Scarampi, che abitarono il castello fino al Seicento, insieme alla nobile famiglia dei Bellone, ma anche agliAsinari marchesi di Bernezzo.
La presenza del maniero fortificato fu, all’epoca, un costante problema per i mombercellesi, costretti a veder transitare continuamente truppe militari, banditi, sbandati e viandanti vari. Durante la guerra tra Cristina di Francia ed i cognati Principi Tommaso e Maurizio, Mombercelli fu quindi occupata dai francesi fino al 1650, per passare poi agli spagnoli.

Dopo la Guerra di successione spagnola, per cessione dell’Austria, Mombercelli passò a Vittorio Amedeo II di casa Savoia e divenne ufficialmente parte del Regno di Sardegna nel 1736, per poi annettersi all’Unità d’Italia.

La scelta di partire da qui viene quindi ripagata dal fatto che si possono fare diverse escursioni in direzioni differenti.

La partenza avviene dall’area giochi dove troviamo un ampio parcheggio, dopo un passaggio veloce nel paese passando vicino al Municipio ci dirigiamo verso la zona collinare. Il passaggio tra vigneti è principalmente su strade asfaltate secondarie dove passano poche auto. Il panorama è pressapoco collinare con tanti boschi sino a giungere alla regione Bologna di Agliano da dove iniziamo a scorgere il paese alto e in lontananza Montegrosso d’Asti.

Incontriamo da qui il sentiero 1 della Proloco di Agliano. La Proloco ha creato 6 percorsi tutti intorno al paese e sono facilmente percorribili. Passati da Regioni Dojani arriviamo nel concentrico e visitiamo da prima la chiesa di San Giacomo Maggiore e poi saliamo su un bel punto panoramico che ci da idea del paesaggio collinare monferrino.

La notorietà di Agliano ebbe inizio con la terza casata dei signori di Agliano: Bonifacio di Agliano, figlio di Belda e di Guglielmo di Moncucco, sposò la vedova di Manfredo I Lancia, che trasferendosi ad Agliano portò con sé la figlia Bianca avuta dal primo marito. L’imperatore Federico II di Svevia, colpito dalla splendente bellezza di Bianca, se ne innamorò perdutamente e, nonostante fosse già ammogliato, ebbe da lei tre figli: Costanza (1230 -1307) che sposò Giovanni III Ducas Vatatze, imperatore d’Oriente, Manfredi (1232 – 1266) poi succeduto al padre al governo del regno di Sicilia e Violante (1233-1264) che andò in sposa a Riccardo Sanseverino conte di Caserta.

Ricordiamo anche che Agliano è stata la sede dell’autogoverno partigiano durante la seconda guerra mondiale nel 1944. Nel 1998 l’ANPI ha riconosciuto la Medaglia d’oro al merito partigiano per il suo ruolo avuto durante la Resistenza.

Agliano oggi è rinomata per le sue sorgenti termali, la Fons Salutis e la Fonte San Rocco dalla quale sgorga acqua salso-magnesica alla temperatura di 13,8 °C. Se bevute, le sue acque sono attualmente efficaci nei casi di malattie infiammatorie del sistema digerente, del fegato e delle vie biliari, se inalate sono salutari per i problemi alle prime vie respiratorie.

Nel nostro percorso le terme non vengono toccate ma con una piccola deviazione mentre si scende verso Montegrosso possono essere visitate.

L’arrivo a Montegrosso è dalla stazione e il passaggio di rientro verso Mombercelli avviene lungo la ferrovia seguendo percorsi sterrati, passando vicino a pioppeti, noccioleti e prati sino a ricongiungerci dopo circa 5 km al parcheggio da dove eravamo partiti.

il camparot di Lu – Camagna PERCORSO DI 15 KM CON 708 D+

Nella giornata di sabato abbiamo ricevuto la gradita visita dei ragazzi del cammino eusebiano e in accordo con il gruppo del cammino di Lu Monferrato abbiamo da prima fatto visita al paese per poi dirigerci verso Camagna passando dalla panoramica Lu Cuccaro e facendo visita al Camparot di Lu.

Il camparot di Lu è una costruzione in legno che riproduce la struttura che veniva costruita dai proprietari della vigne per controllare nella notte i filari durante il massimo periodo di maturazione.

La famiglia Trisoglio ne ha riprodotto uno nelle sue vigne ed insieme ad Alessandra abbiamo potuto visitarlo e sentire il racconto che riguarda la storia della sua famiglia, produttrice di Vini.

il Camparot

Il passaggio successivo poi è stato su sentieri in Val Grana e arrivati a Camagna abbiamo potuto visitare la chiesa dedicata a Sant’Eusebio.

la chiesa di Sant’Eusebio a Camagna Monferrato

La facciata della chiesa presenta ai lati due pilastri ed è tripartita da due semicolonne, che sorreggono il timpano all’interno del quale si apre un oculo romboidale; il portale presenta un piccolo timpano. 
L’interno della chiesa è a pianta a croce latina. Opere di pregio conservate all’interno della chiesa sono la pala raffigurante la Santissima Trinità assieme alla Beata Vergine Maria e a San Giuseppe, l’altare maggiore in marmi policromi, costruito da Antonio Pelagatta, due tele ritraenti la Beata Vergine Assunta e san Bovo e le due statue della Madonna del Rosario e dell’Addolorata 

il nostro camminare tra le vigne è poi proseguito seguendo la strada verso Lu passando sui percorsi bianco e rossi del cai MPC (Madonna del Pozzo – Crea) sfiorando Cinzano e rientrando a Lu per una bella strada in salita tra vigne su sterrato e ghiaia.

Entrambi i percorsi sono scaricabili su wikiloc.com

https://www.wikiloc.com/hiking-trails/monferrato-alessandrino-casalese-portalmunfra-lu-monferrato-il-camparot-camagna-rientro-da-valle-gr-59766325

https://www.wikiloc.com/hiking-trails/mombercelli-agliano-montegrosso-59492012

Per qualsiasi informazione oppure se siete interessati a percorrere questi sentieri in compagnia di una guida ambientale escursionistica contattate DEVIS al 3347918068

Buon cammino

La Geografia del Monferrato

Il Monferrato che conosciamo oggi è differente dal Monferrato fondato il 21 marzo 967 da Aleramo e che nei secoli ha visto modificato i suoi confini. In questo articolo cerchero’ con l’aiuto della geografia di illustrare i confini che oggi caratterizzano il territorio monferrino.

Il Monferrato puo’ considerarsi grazie alla sua estensione, circa 300.000 ettari una sub-regione del Piemonte, dai confini geografici non da tutti accennati in modo uniforme, ma che possiamo cercare di difinire come i seguenti:

Il suo territorio, quasi esclusivamente di natura collinare, è compreso principalmente all’interno delle province di Alessandria e Asti e si estende verso sud a partire dalla destra idrografica del Po sino a giungere ai piedi dell’Appennino ligure sul confine con la città metropolitana di Genova e la provincia di Savona. Inoltre confina con altre regioni geografiche e storiche del Piemonte appartenenti alla provincia di Cuneo, ossia le Langhe e il Roero, e a nord-est con la regione storica lombarda della Lomellina. Il territorio infine confluisce ad ovest, senza soluzione di continuità, nella zona delle Colline Torinesi.

  • a Nord delimitato dal’arco che il fiume Po forma tra Chivasso e Valenza
  • a Sud delimitato dalla linea del confine delle province di Asti e Cuneo (che separa il Monferrato Astigiano dalle Langhe)
  • nella parte sud-orientale il confine include il Monferrato Acquese (con Spigno e Ponzone quasi alle soglie della Liguria) e quello Ovadese (con la punta estrema di Belforte) i cui confini vanno visti con quelli della provincia di Alessandria
  • a Ovest il confine scende verso Chieri e le colline attorno a Torino
  • a Est delimitato all’incirca dal fiume Bormida e dalla Pianura Alessandrina.

Le colline la cui altezza media di 350 metri di altitudine sul livello del mare sono costituite da sedimenti di varia natura (come argille, marne, arenarie, sabbie neogenetiche, calcari), depositatosi all’inizio del quaternario e dall’evaporazione e ritiro delle acque del mare Adriatico che ricopriva gran parte dell’Italia Settentrionale.

Le colline del Monferrato spesso sono caratterizzate dalla scoperta di fossili marini la spiegazione è da ricercarsi nelle epoche geologiche più antiche. Con il ritirarsi del mare il fondo del terreno si spaccava in numerose grandi fessure, così nascevano le colline che il geologo B. Gastaldi definì “negative” perché nate, non da una spinta orogenetica del terreno, ma dall’erosione delle acque.

Le colline astigiane, che si differenziano per la loro origine da quelle del’alto Monferrato e della catena di colline che va da Moncalieri a Valenza originate dalle gigantesche forze orogenetiche e per cui dette “positive” sono l’esempio descritto sopra.

Il Monferrato si può distinguere anche in:

Alto Monferrato o Meridionale costituito da varie dorsali parallele, separate dalle valli nelle quali scorrono i fiumi Belbo, Bormida di Millesimo, e quella di Spigno, Erro, Stura di Ovada e Orba.

I centri abitati di maggior altitudine sono quelli di Pareto (476 mt.) Cavatore (516 mt.) Castelletto d’erro (540 mt.) Montechiaro d’acqui (560 mt.) Ponzone (629 mt.).
Le città più importanti sono: Nizza Monferrato, Acqui e Ovada.

Basso Monferrato o settentrionale costituito soprattutto dalla catena collinare che va da Moncalieri a Valenza, dalle colline astigiane e casalesi.

I centri abitati di maggior altitudine sono Robella (428 mt.), Tonengo (430 mt.), Cocconato (491 mt.), Cinzano (495 mt.), Albugnano (549 mt.).

Le città importanti del Basso Monferrato sono: Asti, Casale e Valenza.

I fiumi pi importanti che attraversano il Monferrato sono il Po ed il Tanaro che attraversa gran parte della sub-regione, accogliendo le acque del Borbone, del Traversa e del Verza per poi sbucare nella pianura alessandrina dove riceve la Bormida unificata che già porta con sè il Tiglione, il Belbo, l’Erro e l’Orba per poi sfociare nel Po a Bassignana.

La geografia del Monferrato è riconoscibile attraverso il paesaggio che si può notare percorrendo le sue strade di collina, osservando i suoi paesi e suoi punti panoramici da cui si può osservare la sua variegata distesa di colline, vigneti, paesaggi e castelli.

Provando a fare un elenco con i paesi che maggiormente lo rappresentano possiamo provare a fare un elenco dei paesi facenti parte di questa zona del Piemonte.

Basso Monferrato

Monferrato Astigiano

Alto Monferrato

Cliccando sui paesi potrete attraverso Wikipedia trovare informazioni sui singoli paesi.

Il progetto del Camminovigliese.it è quello attraverso #portalmunfra di unire ad anelli i paesi a tre a tre e poi creare un grande anello per percorrere anche in più giorni a piedi tutti i paesi del Monferrato.

Se siete interessati a visitare o volete fare una escursione guidata contattate DEVIS 3347918068 guida ambientale escursionistica della Regione Piemonte.



il SETTEMBRE alla scoperta PORTALMUNFRA

Quando una guida organizza un trekking o una camminata deve sondare il terreno, verificare le condizioni di sicurezza e tracciare il percorso che andrà a fare con il fine di soddisfare e tutelare l’utente finale.

Con questi presupposti, incontrando anche il favore del paesaggio e rispetto dei sentieri su cui si passerà nel mese di settembre abbiamo tracciato tre nuovi percorsi di #portalmunfra.

Basso Monferrato porta al munfra ANELLO Fubine – Viarigi – Altavilla e rientro traccia gps su https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/basso-monferrato-porta-al-munfra-anello-fubine-viarigi-altavilla-e-rientro-56589579

Partenza dal parcheggio a lato della statale che percorre il paese, ci si inoltra nelle vie interne per pochi metri sino ad arrivare ad una deviazione a destra che porta subito nelle campagne e nei boschi. Il paese resta alla nostra destra e lo possiamo osservare dal basso.

Dopo una bella salita tra acacie e noci selvatici arriviamo a percorrere un tratto di asfalto per poi deviare a destra su strada sterrata qui incontriamo molte tartufaie e vicino all’abitato di Franchini possiamo osservare dal basso la chiesa con un particolare campanile.

Proseguendo ci ritroviamo a passare da un paesaggio all’altro tra vigne e boschi sino a raggiungere l’abitato di Viarigi dove ci colpisce la bella Torre di Guardia visitabile chiamando in comune con preavviso.

Dopo aver visitato il paese ci dirigiamo nelle campagne seguendo il sentiero 860 per deviare leggermente verso Altavilla Monferrato (raggiungibile oltrepassando la Strada Statale) il nostro percorso devia a sinistra per rientrare verso Fubine che raggiungiamo dopo un bel percorso tra i boschi tra sali e scendi continui e ritrovando la via da dove eravamo arrivati prima di deviare per Franchini.

Per scelta proseguiamo dritti alla deviazione del sentiero Cai 860 e La salita porta al paese alto di Fubine che visitiamo passando vicino a chiesetta, castello, scuole, chiesa parrocchiale e comune.

Il nostro percorso si chiude da dove eravamo partiti dopo aver percorso 19 km con un D+ di 576 m.

percorso facile adatto a tutti che permette di fare una bella camminata, proponibile in tutte le stagione.

Durante il percorso si possono osservare begli scorci di paesaggio pre collinare e collinare, boschi e vigne. Punti di interesse la torre di Viarigi, la parte medioevale di Altavilla e la Mazzetti (grappa), a Fubine tutto il centro storico.

Monferrato Casalese – port al munfra – Anello Mombello M.to – Gabiano – Cantavenna e rientro traccia gps https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/monferrato-casalese-port-al-munfra-anello-mombello-m-to-gabiano-cantavenna-e-rientro-57539883

Bellissimo percorso in quella che viene chiamata Val Cerrina.
La Valle Cerrina è quella parte del Basso Monferrato Casalese che si estende dal Comune di Brozolo ad Ovest a quello di Ozzano ad Est lungo il corso del torrente “Stura”. Tale area comprende circa 16 Comuni ed una popolazione di circa 13/15.000 abitanti.

il territorio si compone di irti colli che dalla sponda destra del fiume Po s’innalzano quasi a strapiombo a formare una barriera naturale e degradano verso più dolci declivi a Sud, lungo una traversale delimitata dai comuni di Alfiano Natta e Montiglio.

Una sequenza di boschi ricopre la parte medio-alta di questi colli e costituisce una caratteristica di tali luoghi non riscontrabile a Sud della linea trasversale suddetta dove la minor pendenza dei terreni ha permesso un miglior fruttamento agricolo con colture tradizionali.

i comuni interessati dal nostro trekking sono stati quello di Gabiano e della sua frazione Cantavenna, Mombello Monferrato e Ponzano Monferrato.

Il percorso è vario e si passa dalle colline passando tra i vigneti a tratti di fondo valle con le tartufaie, per concludere andando a percorrere il bellissimo bosco retrostante a Mombello M.to

I percorsi seguiti sono in parte quello del Cai, dei Castelli Bruciati e le tracce della scuola di MTB di Mombello.

Durante il percorso si possono anche ammirare chiese, monumenti e strutture medioevali. Il castello di Gabiano è molto bello ed è sempre aperto al pubblico, al suo interno una rivendita di vini e un ristorante. A Cantavenna oltre alla Cantina Sociale che vende il vino Rubino, troviamo chiese e un bellissimo punto panoramico sul Po, dal quale possiamo osservare le risaie e distinguire all’orizzonte le due torri della centrale atomica di Trino.

il percorso ad anello è di 19.45 Km e ha un dislivello D+ di 1276 m. di Media intensità, è adatto a tutti e consigliamo di percorrerlo in stagioni non troppo piovose.

alto monferrato. Anello Bergamasco – Castelnuovo Belbo – Bruno traccia gps https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/sentieri-di-storia-la-repubblica-partigiana-dellalto-monferrato-anello-bergamasco-castelnuovo-belbo-46116123

Questo percorso è inserito nelle escursioni che raccontano la storia partigiana della Repubblica dell’Alto Monferrato

Paesi interessati Bergamasco – Castelnuovo Belbo e Bruno. Il passaggio tra le vigne piene d’uva in autunno con i lavoratori che vendemmiano è molto suggestivo e ti fa arrivare in pieno al cuore il senso del territorio. Il trekking infatti parte da Bergamasco per seguire le colline ed arrivare a Castelnuovo Belbo e poi Bruno percorrendo 15 km con un dislivello D+ di 200 m.

Sentero paesaggisticamente suggestivo adatto a tutti, da valutare nelle stagioni più piovose.

Per chi volesse percorrere i sentieri sopra citati contattare DEVIS per una esperienza con Guida Ambientale Escursionistica al 3347918068.

Si parte!

Portalmunfra prende vita e dal 13 settembre i nostri passi si faranno concreti e reali.

Il progetto ambizioso è quello di far conoscere il territorio del Monferrato agli Alessandrini e non in movimento lento.

I trekking si svolgeranno nei fine settimana dal 13 settembre all’8 dicembre accompagnati da guide ambientali escursionistiche riconosciute dalla Regione Piemonte. I percorsi sono adatti a tutti e si svolgeranno su terreno misto, asfalto e sterrato nei territori del Monferrato Casalese, Astigiano, Ovadese e al confine con i territori del Vercellese.

Non è il primo progetto che viene fatto di questo tipo e ringraziamo chi ci ha preceduto e in parte aiutato con il tracciamento dei sentieri CAI (che in parte seguiremo), l’obiettivo del camminovigliese è quello di far conoscere attraverso i passi il territorio e il paesaggio in tutte le sue sfaccettature dal profilo culturale a quello religioso sino a quello del gusto.

Le tappe consultabili su questo sito e su wikiloc.com tracce gps (cerca devis zamburlin) hanno distanze che variano dai 15 ai 20 km e saranno percorse in media in 4 ore e 30/ 5 ore.

I luoghi di partenza sono sempre situati in zone con ampio parcheggio e vicine ai centri abitati. Consigliamo calzature comode ma con un buon grip per poter affrontare tutti i tipi di terreno, nello zaino sempre una mantella, barretta ed acqua.

Le prenotazioni vanno fatte obbligatoriamente al 3347918068 perchè in numero limitato max di 15 persone, vista l’emergenza COVID e sarà obbligo portare con se una mascherina e utilizzo di distanza sicurezza e gel per igienizzare le mani. Verrà verificata la febbre all’inizio dell’escursione.

13 SETTEMBRE: Sala Monferrato – Treville – Cereseto ad anello 18 km

27 SETTEMBRE: Moleto – Ottiglio – Grazzano Badoglio ad anello 18 km

11 OTTOBRE: Castelletto d’Erro – Ponti – Montechiaro d’Acqui ad anello 18 km

18 OTTOBRE Montechiaro d’Asti – Montiglio ad anello 20 km

31 OTTOBRE Serralunga di Crea – giro attorno al Santuario sentieri 701 e 702 cai ad anello Km 18

Queste le date sino a Novembre, decideremo poi in seguito con le variazioni del clima e seguendo le ulteriori regole dettate da emergenza covid se variare orari nei mesi di novembre e dicembre.

Grazie a tutti per l’attenzione.


A spasso in Valle Erro

La Valle Erro è la valle che con il suo torrente: l’erro divide e fa da confine tra l’Alto Monferrato e le Langhe Astigiane.

Un bel sentiero a cura del CAI di Acqui Terme numerato 571 che a partire dal centro abitato di Ponti porta a visitare seguendo le indicazioni bianco e rosse i santuari e le chiese di Montechiaro d’Acqui e S. Anna di Castelletto d’Erro. Volendo si possono fare deviazioni (piccole) per visitare i due centri abitati.

Il trekking intrapreso oggi fa parte del progetto #portalmunfrà e lo potete trovare e scaricare in formato gpx sulla pagina che curo su wikiloc https://it.wikiloc.com/wikiloc/spatialArtifacts.do?event=setCurrentSpatialArtifact&id=52077576

Il paesaggio è bello e variabile, in primavera-estate si passa da boschi arricchiti da ginestre, timo e equisetum con vista sui calanchi a campi di girasole alternati a colline di lavanda e vigne.

Dal punto di vista storico si incontrano molte edicole e chiesette, santuari e chiese barocche.

I segnavia sono presenti su tutto il percorso e la segnaletica a terra è ben visibile.

PAESI E LUOGHI DI INTERESSE:

Castelletto d’Erro 

è un piccolo aggregato rurale della provincia di Alessandria collocato tral’Alto Monferrato e la valle Erro dedito all’agricoltura e alla pastorizia.

Le prime informazioni storiche di Castelletto d’Errorisalgono al 1080 e successivamente al 1169 quando alcuni abitanti del luogo donarono il castello ed il territorio limitrofo alla citta di Alessandria; era soprattutto un punto strategico che, attraverso la torre e le poderose mura, serviva da protezione da attacchi nemici saraceni.

Nel XIII secolo Castelletto d’Erro divenne feudo del vescovo di Acqui e la storia attesta che il vescovo Anselmo da Castelletto autenticò diversi diplomi donati dai vari imperatori. Nel primo periodo del XIV secolo passò nelle mani dei marchesi del Monferrato ma per poco tempo in quanto nel 1343 ritornò ad essere feudo del vescovado acquese.

Nel XV secolo con il trattato di Torino passò sotto il dominio dei Savoia e successivamente la sua storia si uniformò con quella del territorio limitrofo dalla val Bormida; nel 1815 venne decretata la provincia di Acqui con la ripartizione in quattro cantoni tra i quali quello di Bistagno che racchiudeva Castelletto, Ponti, Montabone, Rocchetta Palafea e Sessame.

Dal 1860 con il riordino amministrativo del Regno sabaudo venne inglobato nella Provincia di Alessandria.

Tra i suoi monumenti storici la torre medievale a base quadrata edificata attorno al 1330 circondata dal complesso fortificato con i resti delle possenti mura e delle torrette utilizzate per scopo militari e ornata di archetti. È costituita nell’apertura da una feritoia ed all’interno da due volte a botte di cui una come copertura di una cisterna posta alla base della torre.

La Chiesa parrocchiale dell’Annunziata di epoca tardo rinascimentale ma che ad oggi conserva una struttura più moderna dovuta a ristrutturazioni avvenute durante i secoli; all’interno ospita affreschi del ponzonese Pietro Ivaldi detto il Muto del XIX secolo raffiguranti l’Annunciazione, l’Ultima Cena, le virtù cardinali ed il Battesimo.

Infine di rilevante la Pieve di Sant’Onorato di origine antica con abside rettangolare; al suo interno sono conservate parti di affreschi del XVI secolo raffiguranti un martire in vesti di soldato romano.

PONTI

Le origini del Comune di Ponti risalgono all’epoca preromana secondo alcune fonti la fondazione è contestuale a quella della vicina Acqui Terme (Aquae Statiellae). Durante la dominazione romana al borgo venne attribuito il nome di Pontum, derivato dai ponti che i Romani erano soliti costruire sui rii affluenti del fiume Bormida durante la realizzazione della via Emilia Scauri, della quale si può ancor oggi ammirare una pietra miliare (colonna Antonina) risalente al II secolo D.C. e conservata sotto il porticato del palazzo comunale. La colonna è testimonianza del primo ripristino della via Julia Augusta, importante strada costruita dall’imperatore Augusto in sostituzione della suddetta via Emilia Scauri che conduceva da Roma alla Gallia.

Durante il medioevo, Ponti fu feudo dei Marchesi del Carretto come si evince dagli stemmi di famiglia conservati sui muri di alcune antiche case e sui ruderi del castello situati sulla collina del paese.

La successiva storia di Ponti è molto frammentaria negli archivi storici sono presenti soltanto alcuni atti notarili dai quali si attesta la presenza della famiglia dei Del Carretto ancora come marchesi del feudo fino al XVII secolo e la citazione di Giorgio Guerrieri come signore di Ponti.

Nel paese è situata una targa che suggella il gemellaggio tra il borgo piemontese e la cittadina cosentina di Dipignano avvenuto nel 1974 che rievoca un episodio del lontano 1571 quando un gruppo di calderai di Dipignano furono accolti dal marchese Cristoforo del Carretto che diede loro asilo e viveri in cambio della loro abilità nella preparazione di vettovaglie. Inoltre il marchese regalò un enorme paiolo agli ospiti promettendo di riempirlo di farina se fossero riusciti ad aggiustarlo e così fu il nobile mantenne la promessa donando una ingente quantità di farina di polenta.

Principali emergenze storico-architettoniche da visitare a Ponti

L’attuale Chiesa Parrocchiale di Ponti è dedicata a Maria S.S. Assunta in Cielo, si tratta di un edificio di grandi dimensioni situato a fianco della strada statale (antica Via Napoleonica).
E’ stata costruita tra il 1895 e il 1897 in stile rinascimentale, al suo interno è conservato un artistico coro, composto in parte da specchi e schienali di legno d’America, levigati e lucidati a vernice e un grandioso organo del Montesti  rilevato dalla sinagoga degli Ebrei di Torino nel 1933. Le due navate laterali terminano con due altari in marmo, dedicati l’uno all’Immacolata di Lourdes e l’altro a Sant’Antonio di Padova, Patrono della Parrocchia. Le balaustre dell’altare maggiore e di tutte le cappelle sono in marmo bianco. Nell’abside è conservata un’artistica vetrata ovale raffigurante sant’Antonio.

Il simbolo di Ponti è certamente la Chiesa vecchia anch’essa dedicata all’Assunta che dall’alto domina l’intera vallata.
Si tratta dell’abside dell’antico tempio con tre altari (uno dedicato alla Beata Vergine del Rosario) uno nello sfondo di mezzo e due laterali di stile barocco, davanti ai quali si allungava la costruzione a tre navate. Pare che contenesse più di 1000 persone a dimostrazione dell’importanza storica di questo luogo che pare fu coinvolto nelle lotte contro il paganesimo, l’arianesimo e i musulmani.

Nel 1911 la chiesa vecchia, essendo stata abbandonata per la costruzione della nuova, diroccò in parte. In seguito (1919- 1923) venne ricostruita ad opera di privati, abitanti della regione Chiesa Vecchia che si avvalsero dell’aiuto di tutta la popolazione pontese; purtroppo però l’opera di restauro ridusse di molto le proporzioni dell’antica parrocchiale. Durante la seconda guerra mondiale venne usata come deposito di materiale dall’ospedale della Chiappella di Genova ed in seguito venne occupata da forze naziste e repubblichine che la danneggiarono rompendone la porta e un banco di noce. In seguito al decreto del 27/06/1946 e alla domanda fatta dall’Arciprete, don Testa, per risarcimento danni, venne approvata la perizia del Genio civile di Alessandria dal Provveditorato Regionale alle opere Pubbliche per il Piemonte con decreto in data 29/01/1947, ed autorizzata l’esecuzione dei lavori; essi peraltro, ammessa la loro attuazione, furono di scarsissimo rilievo. Prima di venire parte del Beneficio Parrocchiale, che se ne assume gli oneri, la Chiesa era appartenuta alla Compagnia del Santo Rosario che possedeva qui dei beni (informazioni reperite sul portale del Comune di Ponti).

Da segnalare la bellissima torre campanaria a forma quadrangolare, divisa in quattro ripiani, distinti l’uno dall’altro da cornicioni adorni di archettature in rilievo, con la cella campanaria e la stanza dell’orologio (che era sia meccanico che solare) rischiarate da piccole bifore, conferitoie nelle altre parti e finte bifore e trifore di efficace effetto. La rocca del campanile è sormontata da una cuspide a piramide ottagonale, di mattone rosso, che si alza in mezzo a quattro pinnacoli, dello stesso materiale; cuspide e pinnacoli terminavano con una croce.

A breve distanza dalla chiesa Parrocchiale, sorge l’Oratorio di San Sebastiano, ufficiato, un tempo, dalla confraternita omonima. Lacostruzione della chiesa risale al 1600 circa, come risulta da parecchi testamenti di tale epoca nei quali sono contenute disposizione di testatori che elessero in tale oratorio la loro sepoltura, ed al suddetto lasciarono beni e censi. 

Tale chiesa servì sempre come succursale dell’antica parrocchia, a comodità degli abitanti del borgo, quando quest’ultima era situata sul colle soprastante.

Montechiaro d’Acqui

è un borgo diviso tra la parte bassa di fondovalle e caratterizzata da costruzioni più moderne e la parte alta di epoca antica costruita a difesa dalle incursioni saracene.

Il borgo rurale alto domina l’appennino ligure e le vallate della Bormida e dell’Erro tra la fitta vegetazione di ginestre  e la meravigliosa bellezza dei calanchi. Il centro storico è caratterizzato da un’architettura rurale segnata dall’uso diffuso della pietra arenaria e dalla presenza di portalimedievali, voltoni passanti e strade lastricate in pietra. Questo centro storico è stato scelto nel 1999 come scenario del film “Il partigiano Johnny”, tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio ed è stato definito il più ben conservato centro storico delle Langhe.

Montechiaro ha origini preromane con un ruolo importante sul piano commerciale come stazione di posta lungo la via Aemilia Scauri; nel VII secolo d.C. il borgo è collocato nei pressi della pieve del Caurocome emerge dai resti di ruderi e da un fonte battesimale monolitico custodito all’interno dellaChiesa di Sant’Anna a Piana.

Nel XIII secolo ha origine il borgo di Montechiaro Alto derivato dallo spostamento dei traffici verso la Liguria. Sempre nello stesso secolo il marchese Delfino del Bosco consegna il feudo ad Alessandria,ma dopo poco tempo torna alla sua autonomia sotto il marchesato dei Del Carretto.

Nei secoli successivi Montechiaro venne sottomesso agli Sforza di Milano, agli Scarampi di Cairo, aimarchesi di Canelli fino ai Gianazzo di Pamparato che dopo un atto di fedeltà ai Savoia, mantennero il possedimento del feudo.

Principali emergenze storico architettoniche

Tra le bellezze artistiche da ammirare la Chiesa parrocchiale di San Giorgio del XVI secolo, costruita sulle fondamenta dell’antica Chiesa di Santa Caterina. All’interno sono conservati uno splendido pulpito in legno, una Madonna settecentesca di scuola genovese del Maragliano, colonne in pietra arenaria, altari in stucco e le venerate reliquie delle “Spine della Corona di Gesù Cristo “ che una leggenda narra portate in questo luogo dalla terra santa da un cavaliere crociato.

Da citare l’Oratorio di Santa Caterina che ospita il museo contadino con la presenza di oggetti ed attrezzi agricoli dei secoli passati; sempre di argomento religioso è il santuario della Carpeneta del XVII secolo costruito attorno ad un pilone del XVI secolo a devozione della Madonna della Misericordia raffigurata in un affresco.

Di particolare rilevanza la Pieve di Montechiaro Piana dell’VIII secolo con i suoi resti tra i quali tracce dell’abside in stile romanico, accanto sorge la nuova chiesa di Sant’Anna che conserva al suo interno una vasca battesimale per immersione che era ubicata all’interno della struttura della vecchia pieve.

Montechiaro possiede anche altre singolari bellezze tra le quali la ciminiera di una fornace di mattoni del XX secolo rimasta attiva fino agli anni settanta del secolo scorso e le ville Veirana ed Anna del XX secolo, la prima privata mentre la seconda il stile liberty, attualmente abbandonata, fu durante il secondo conflitto mondiale il quartier generale dell’esercito tedesco di istanza nel territorio.

Tra gli eventi di Montechiaro un cenno particolare merita la fiera del bue grasso a dicembre, una delle esposizioni bovine riconosciute a livello regionale anche per la presenza di prodotti legati allatradizione contadina locale.

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#SCOPRIAMOINOSTRISENTIERI Sabato 8.2.2020 Sentieri Partigiani

Con l’aiuto del Comune di Bergamasco stiamo realizzando il progetto di una camminata sui sentieri della memoria che ricordano le gesta dei partigiani nel 1944 durante il periodo della REPUBBLICA PARTIGIANA DELL’ALTO MONFERRATO.

Nell’estate del ’44 si costituisce, soprattutto nel territorio a Sud del Tanaro, una fitta rete di Comitati di liberazione nazionale, di cui il più importante è quello di Nizza Monferrato perché nasce nella città che, con Canelli, rappresenta il centro urbano di riferimento per tutta la zona meridionale della provincia. E’ il periodo della “grande stagione della Resistenza”, della grande illusione sulla prossima e vittoriosa conclusione della guerra.

La zona è ormai matura per perfezionare e consolidare l’esperimento di autogoverno democratico con l’istituzione di un vero e proprio organo dirigente politico che si occupa di impartire direttive comuni nei vari settori, di regolarizzare normative in determinati ambiti, che funga da organo centrale di coordinamento.

Nasce così la zona libera dell’Oltretanaro, che nell’autunno del 1944, dà vita alla repubblica partigiana dell’Alto Monferrato che coordina l’attività di quaranta comuni controllati ed amministrati dalle forze partigiane ed antifasciste con sede a Nizza Monferrato e ad Agliano Terme. Il massiccio e violento rastrellamento nazifascista del 2 dicembre 1944 pone fine a quest’esperienza, causando lo sbandamento delle cinque divisioni partigiane operanti nella zona ma anche la fine di quell’illusione di pace e di libertà che le popolazioni contadine avevano imparato a conoscere per pochi mesi.

La memoria dei luoghi che andremo a visitare tra i quali anche CASTELNUOVO BELBO E BRUNO viene custodita dalle amministrazioni e dall’ISTRAT che insieme ad altre organizzano eventi e ricorrenze.

A Castelnuovo Belbo feremo visita alla collina CARLSON, dove un cippo ricorda la morte di un pilota alleato precipitato con il suo aereo dopo aver aiutato i partigiani durante lo scontro del 4 novembre 1944. La sua dipartita avvenne quando al secondo assalto da parte di due aerei statunitensi, pilotati dal capitano Zane Elwood Carlson e dal tenente Kregloh, la contraerea tedesca centrò uno dei velivoli. Carlson riuscì a gettarsi col paracadute, ma a bassa quota: soccorso dai civili, morì mentre i partigiani lo trasportavano all’ospedale di Nizza Monferrato. La battaglia infuriò a lungo e segnò anche il grave ferimento del partigiano Donato Rivella, che successivamente perì.

A Bruno . Il 20 ottobre 1944, tre colonne di militari dell’esercito repubblicano, della GNR e della Brigata Nera di Alessandria, coadiuvati da militari tedeschi attaccano la zona libera. Si registrano scontri nella zona di Quaranti, Mombaruzzo e Bruno. A Mombaruzzo vengono catturati tre partigiani, uno di loro, Pietro Boidi, viene seviziato e quindi fucilato. Negli scontri perde la vita un altro partigiano, a Bruno.

Nei rastrellamenti che seguirano a Bruno e Mombaruzzo 8 case vengono date alle fiamme nella zona di Mombaruzzo stazione.

Durante la visita ci sarà la possibilità di visualizzare sul campo di battaglia i luoghi dove si combattè e sentire testimonianze dei figli e nipoti dei partigiani che parteciparano agli eventi in essere.

Se vi interessa l’argomento si può approfondire con la bibliografia che pubblico qui sotto:

Bibliografia: Anna Bravo, La repubblica partigiana dell’Alto Monferrato, Giappichelli, Torino, 1964, pp. 60-68. Luigi Carimando, Mario Renosio, La guerra tra le case. 2 dicembre 1944, L’Arciere, Cuneo, 1988 Davide Lajolo, A conquistare la rossa primavera, Rizzoli, Milano, 1975, pp. 142-148 Nicoletta Fasano, Mario Renosio, Un’altra storia. La Rsi nell’Astigiano tra guerra civile e mancata epurazione, Israt, Asti, 2015, pp. 195-197 Nicoletta Fasano, Mario Renosio, Dare un volto alla memoria, «Asti contemporanea», n. 5, 1997, pp. 8- 157. Mario Renosio, Colline partigiane. Resistenza e comunità contadina nell’Astigiano, Franco Angeli, Milano, 1994, pp. 172-176 Mario Renosio (a cura di), Vittime di guerra. I caduti astigiani nella seconda guerra mondiale, Israt, Asti, 2008

COLLINA C. CARLSON nelle campagne di Castelnuovo Belbo




percorrenza circa 12 km – TEMPO PREVISTO PER ESCURSIONE 3 ORE E MEZZA – INTERVENTI SUL PERCORSO 30 MINUTI divisi tra Bergamasco e Castelnuovo Belbo. PERCORSO SU STERRATO, TERRA BATTUTA E ASFALTO – DI FACILE PERCORRENZA in alcuni punti richiede un minimo di allenamento alla salita. PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO IL VENERDì 7 FEBBRAIO AL 3347918068 partenza dal campo sportivo comunale di Bergamasco.

Munirsi di abbigliamento idoneo per il freddo (guanti e cappello), si consiglia di portare con se qualche alimento e the caldo.

PARTENZA DA PARCHEGGIO CAMPO SPORTIVO BERGAMASCO per arrivarci clicca qui:

https://goo.gl/maps/m4GwVgmcJRu3UJ1g7


Un abbraccio vuol dire “Tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetto, e qualcuno mi comprende”. La tradizione dice che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagniamo un giorno di vita.
(Paulo Coelho)